Il simpatico prelato, di madre lingua francese, è arrivato poco dopo i mandarini cinesi o kumquat. Ne avevo, infatti, ricevuto in dono un cestino da una paziente che li coltiva nel suo giardino.
I piccoli frutti si mangiano, dopo accurato lavaggio, tutti interi. La buccia ha un sapore dolce mentre l’interno è lievemente agro. Dopo averne assaggiato qualcuno decisi di affogare gli altri nella vodka e resi partecipe il sacerdote, che stava osservando incuriosito ciò che sembrava estraneo ad uno studio medico, delle mie intenzioni. Per nulla stupito, passò, senza esitazione, al contrattacco:
– Vous pouvez faire mieux … vous êtes medicin !
Di fronte alla mia espressione interrogativa si spiegò … e lo fece senza indugio, come chi si cimentava spesso con la procedura …
Una parte della vodka viene addolcita con zucchero di canna, quindi…
… aspirata con una siringa …
… ed iniettata dentro ai kumquat…
… si bagna, infine, con il resto del superalcolico fino a coprire i fruttini.
Ma il francofono discepolo del Signore non era ancora del tutto soddisfatto e mi volle offrire un secondo consiglio da utilizzare in caso di bambini lamentosi…
– Tiens bébé … mange cet bonbon !